I progetti di ricerca sul tema del COVID, nei suoi diversi aspetti psicologici e sanitari


TASK FORCE per la COORDINAZIONE E SVILUPPO DELL’INSEGNAMENTO DIGITALE

Soggetti proponenti: Daniela Lucangeli Prorettrice alla continuità formativa scuola-università-lavoro
Teresa Farroni,  Advisor per il Progetto "UniPadova incontra la scuola-strategie di continuità formativa sul territorio nazionale"
Ufficio SERVIZI AGLI STUDENTI – Settore orientamento e tutorato
Dipartimento capofila: Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione

Il progetto è indirizzato prevalentemente ai dirigenti e ai coordinatori dei docenti al fine di supportarli e sostenerli nell’affrontare il difficile momento attuale che impone un cambiamento nella modalità di interazione e di insegnamento all’interno della classe, favorendo il più possibile non solo l’apprendimento ma anche la socializzazione e l’interazione costruttiva fra gli studenti, senza caricare i genitori, competenti e non, di un ulteriore compito didattico oltre a quello genitoriale.
Prevede la creazione di un’equipe multi-specialista di supporto dei dirigenti e degli insegnanti per gestire e contenere, anche a distanza, difficoltà e bisogni specifici; per fornire ai dirigenti e ai docenti gli strumenti per sostenere bambini e ragazzi tutti, e in particolare chi ha difficoltà di apprendimento o disabilità. Include inoltre una formazione a distanza dei docenti: verrà realizzato un percorso di, interattivo per i docenti al fine di dare loro gli strumenti necessari per supportarli nella gestione della relazione e della didattica con gli alunni in una fase d’emergenza. Si propone l’introduzione di un insegnamento che favorisca un approccio di apprendimento costruttivo attraverso percorsi didattici di confronto, categorizzazione, classificazione, predizione di ipotesi sia attraverso stimolazioni interattive (tra due o più studenti), sia attraverso l’interazione con un esperto (ie. l’insegnante).

 


La motivazione allo studio ai tempi del COVID-19

Sonia Zaccoletti e Lucia Mason

La motivazione scolastica è un costrutto ampiamente studiato in psicologia dell’educazione. Secondo la teoria degli obiettivi di riuscita, la motivazione è la ragione per cui uno studente si impegna nello studio, che sia per interesse a padroneggiare un argomento (obiettivo di padronanza), o per ottenere un buon voto in una verifica (obiettivo di prestazione), o per evitare di fallire in un compito dimostrandosi incompetente (obiettivo di evitamento). Nonostante le numerose ricerche e i diversi strumenti implementati per la valutazione di questo costrutto, motivare gli studenti allo studio rimane un compito tutt’altro che facile. La situazione attuale causata dalla diffusione del COVID-19 ha portato allo sconvolgimento della quotidianità di ciascuno di noi. Tra le misure restrittive adottate per il contenimento del virus SARS-Cov-2, quella di rimanere a casa propria sembra essere la più difficile in quanto ci porta a dover ristrutturare radicalmente le nostre abitudini.
Se in condizioni di normalità può essere difficile per uno studente trovare motivazione allo studio, che impatto può avere la condizione di isolamento forzato sulla motivazione? La presente ricerca ha il principale scopo di rispondere a questa domanda. Più nel dettaglio, lo studio ha lo scopo di indagare l’impatto delle misure restrittive adottate per contenere la diffusione del COVID-19 (isolamento forzato o quarantena) sulla motivazione allo studio di studenti di scuola primaria e secondaria di  I° grado, così come percepito dai genitori, chiamati a collaborare per lo svolgimento dei compiti, specialmente quelli assegnati nella scuola primaria,  in forme e livelli diversi da quelli  precedenti alla pandemia attuale.
I partecipanti saranno infatti genitori di studenti della scuola primaria e secondaria di I° grado che verranno reclutati attraverso i social media (es., Facebook). I genitori compileranno un questionario on-line, attraverso la piattaforma Qualtrics, diviso in 2 parti principali: il primo riguardante la motivazione del/della figlio/a allo studio in situazione di normalità e il secondo riguardante la motivazione allo studio del/della figlio/a durante il periodo di isolamento forzato. I risultati della ricerca potranno darci un’idea sull’impatto che sta avendo la situazione di quarantena sulla motivazione allo studio degli studenti con il tentativo di individuare eventuali strategie volte alla promozione della motivazione allo studio nella situazione drammatica di emergenza che stiamo vivendo. La ricerca sarà condotta in collaborazione con i colleghi della Faculty of Psychology and Education Sciences presso l’Università di Porto, Portogallo.

 


La sessualità di coppia al tempo della quarantena

Marta Panzeri , Roberta Ferrucci , Angela Cozza , Lilybeth Fontanesi

L’emergenza mondiale recentemente scoppiata a causa della diffusione del Covid-19 ha causato drastici cambiamenti nella vita quotidiana della popolazione italiana e mondiale. Questi cambiamenti hanno inevitabilmente influenzato la sfera sessuale delle coppie. L’obiettivo dello studio è quello di individuare i cambiamenti nella sfera sessuale delle coppie durante la quarantena e nei mesi successivi e le variabili che li hanno provocati. Verranno misurate variabili relative alla vita sessuale (frequenza e tipo delle attività, soddisfazione, problemi ed eventuali cambiamenti), il livello di ansia, depressione e stress, i sintomi fisici dimostratisi in letteratura correlati alla sessualità  e la qualità del rapporto di coppia. Verranno anche indagate variabili direttamente correlate al Covid19 (paura del contagio ecc.)  e i possibili motivi dei cambiamenti osservati. Tali variabili verranno studiate in uno studio longitudinale a cadenza quindicinale.
Parallelamente si condurranno dei focus group online per indagare come e se è cambiata la sessualità e a che cosa i partecipanti attribuisco tale cambiamento.
Verranno studiate solo le coppie che stanno convivendo durante l’emergenza per escludere variabili di confusione determinate dalla lontananza obbligata.  Si ipotizzano: un peggioramento globale della sessualità dovuto all’aumento di emozioni negative quali ansia, paura, rabbia, paura del contagio e stress, che attivando il sistema simpatico hanno un effetto nocivo sulla risposta sessuale; un impatto di maggiori tensioni di coppia che studi precedenti hanno dimostrato aumentare durante una quarantena; un aumento della dipendenza da cyber sex; un aumento dei sintomi fisici con ricaduta negativa sulla funzione sessuale.

 


I CARE
Impegno Civico, Atteggiamenti e fattori individuali e sociali di Reazione durante e dopo l’Emergenza da covid-19

La situazione di emergenza come quella che viviamo in questi giorni ha generato un forte impatto sulla nostra quotidianità, sui nostri stili di vita, sulle nostre relazioni sociali, sul modo di intendere il nostro rapporto con le Istituzioni e con la comunità alla quale apparteniamo.
Come affrontiamo questa nuova e sconosciuta condizione? Quali risorse individuali mettiamo in campo per sfidare questo cambiamento? Come sta cambiando il nostro senso di responsabilità e di impegno civico nei confronti della piccola e grande collettività alla quale ci riferiamo?
Per rispondere a queste domande un gruppo di psicologi di diversi Atenei italiani e stranieri ha messo a punto un questionario da compilare online per rilevare in modo sistematico queste dimensioni e per ragionare – una volta ottenuti i risultati – sulle strategie e sulle azioni da proporre a genitori, insegnanti, operatori sociali e della politica per favorire il benessere psicologico individuale e dei gruppi e, soprattutto, per sostenere la non facile transizione verso una nuova normalità.
Alla ricerca prendono parte adolescenti, giovani, adulti e anziani di diversi paesi europei. Lo studio prevede tre rilevazioni proprio nell’intento di valutare i cambiamenti nel tempo delle dimensioni esplorate e valutare la portata delle trasformazioni che si sono prodotte: la prima ad aprile 2020 (T1), la seconda alla fine dello stato di emergenza (T2), la terza a distanza di tre mesi dalla fine dello stato di emergenza (T3).

Il gruppo di ricercatori, coordinati da Sonia Ingoglia e Alida Lo Coco dell’Università di Palermo, è composto da:
Paolo Albiero (Università di Padova), Martyn Barrett (University of Surrey), Rosalinda Cassibba (Università di Bari), Sebastiano Costa (Università della Campania), Angela Costabile (Università della Calabria), Giuseppe Elia (Università di Bari), Cristiano Inguglia (Università di Palermo), Francesca Liga (Università di Messina), Pasquale Musso (Università di Bari), Maria Carmen Pichardo (Universidad de Granada, Spagna), Harriet Tenenbaum (University of Surrey, UK), Nora Wiium (Universitetet i Bergen, Norvegia).

Il progetto è stato approvato dal Comitato Etico dell'Università di Messina.

Per partecipare alla ricerca, compilare il questionario on line al seguente link:
https://surreyfahs.eu.qualtrics.com/jfe/form/SV_2rGChoQd3MiGz1b 

 


L’impatto della condivisione sociale delle emozioni e del supporto sociale percepito sul benessere e la prosocialità delle persone che vivono l’emergenza Covid-19 

Ricercatori partecipanti:
Canale Natale, Ricercatore DPSS
Gaboardi Marta, Assegnista DPSS
Lenzi Michela, Ricercatore DPSS
Marino Claudia, Assegnista DPSS
Santinello Massimo, Professore Ordinario DPSS
Vieno Alessio, Associato DPSS

Descrizione del Progetto
L'epidemia di coronavirus del 2019 (COVID-19) è un'emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale che pone una seria sfida alla resilienza psicologica delle persone. Nonostante sia stata dichiarata solo di recente un'emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (il 30 gennaio 2020), esistono diversi studi in letteratura sull’impatto della fase iniziale dell'epidemia di COVID-19 (e.g., il blocco totale della mobilità della popolazione) a livello psicologico (e.g., Wang et al., 2020; Ho et al., 2020). Esistono anche lavori di revisioni sistematiche della letteratura sull’impatto psicologico della quarantena e sul come ridurlo (basandosi su studi precedenti relativi al SARS, H1N1 influenza pandemic; Brooks et al., 2020). Questi studi si sono focalizzati principalmente sugli effetti psicologici negativi (sintomi da stress post-traumatico, confusione, rabbia, paura per l’infezione, noia, frustrazione, sintomi psichiatrici, sintomi di ansia e depressione). Non ci sono ancora studi che hanno approfondito il ruolo di possibili fattori che possono favorire il benessere delle persone che attualmente stanno vivendo questa condizione di blocco della propria mobilità. La letteratura sugli eventi traumatici/traumi collettivi e sul come le persone possono fronteggiarli, si è focalizzata su alcuni aspetti che possono favorire il benessere delle persone che vivono eventi traumatici/traumi collettivi, come il supporto sociale percepito (e.g., Birkeland et al., 2017; Nickerson et al., 2017) e la condivisione sociale delle emozioni (e.g., Rime et al., 2010). I traumi collettivi suscitano un'intensa condivisione di emozioni tra i membri delle comunità interessate. Per esempio, uno studio longitudinale spagnolo che ha indagato le risposte emotive dei partecipanti ad un atto terroristico del marzo 2004 a Madrid, ha evidenziato come una maggiore condivisione delle emozioni favorisca maggiormente l’integrazione sociale e la ripresa dai sintomi post-traumatici (Rime et al., 2010). Uno studio sui Tweets francesi scambiati dopo gli attacchi terroristici di novembre 2015 a Parigi (Garcia & Rime, 2019) ha permesso di evidenziare un cospicuo uso di termini lessicali attinenti alla solidarietà e alle emozioni positive. Inoltre, i comportamenti prosociali e le emozioni positive sono stati superiori nei mesi successivi per coloro che hanno contribuito maggiormente alla condivisione delle emozioni positive subito dopo gli attentanti. Alla luce della letteratura sul ruolo della condivisione delle emozioni nel modulare il benessere e la prosocialità delle persone, il presente progetto di ricerca ha come obiettivo principale quello di indagare l’impatto della condivisione sociale delle emozioni e del supporto sociale percepito (offline e online) sul benessere delle persone e sulla prosocialità. Ulteriore obiettivo è quello di individuare dei possibili fattori che possono favorire la condivisione sociale delle emozioni, come il senso di comunità e la percezione della gravità dell'evento stressate (valutazione individuale della situazione COVID-19). Questi obiettivi saranno testati empiricamente mediante l’utilizzo di una survey online che si avvale dunque di misure auto-riferite dai partecipanti.

Per partecipare alla ricerca, compilare il questionario on line al seguente link:
https://psicologiapd.fra1.qualtrics.com/jfe/form/SV_8BOobWM3QQIVqzb?fbcl...

 


SO-STARE IN QUARANTENA: Percezione del tempo, qualità del sonno e variabili affettive nelle famiglie al tempo del COVID-19

Di Giorgio Elisa (1), Di Riso Daniela (1), Mioni Giovanna (2) e Cellini Nicola (2)

(1) Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Università degli Studi di Padova
2) Dipartimento di Psicologia Generale, Università degli Studi di Padova

Circa il 65% di tutti i casi di coronavirus documentati in tutto il mondo sono stati individuati in Cina, ma l'Italia è la nazione più colpita al di fuori dell'Asia. Al fine di limitare la trasmissione virale dell'infezione COVID-19, dal 9 marzo 2020 il governo italiano ha ordinato un lockdown nazionale, ampliando le rigide politiche nazionali di quarantena già imposte a fine febbraio per alcune città del Nord. Tali restrizioni, oltre a limitare al massimo la mobilità delle persone e il contatto sociale, di fatto impongono anche la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Per quanto riguarda i bambini, la chiusura prolungata della scuola potrebbe interferire con le abitudini di una vita sana, per quanto riguarda l'attività all'aperto, la dieta o il sonno e con l'equilibrio psicologico, influenzato dalla noia, dalla mancanza di informazioni riguardanti l'epidemia e dalla totale assenza di relazioni con i coetanei. Alla luce di questo, la presente ricerca si pone l’obiettivo di indagare e monitorare nel tempo gli effetti che il lockdown in una popolazione considerata tra le più vulnerabili, ossia le famiglie con figli dai 3 ai 10 anni di vita. Nonostante la letteratura recente descriva ampiamente l’impatto psicologico delle restrizioni legato alla pandemia del Covid-19, poco spazio è stato dedicato alle conseguenze dell’home confinement nelle famiglie e nei bambini (Brooks, et al., 2020). La ricerca si è articolata nella somministrazione di una survey on-line che ha coinvolto più di 500 famiglie sul territorio nazionale e che comprende alcuni questionari creati ad hoc, attraverso i quali viene indagato in che modo il drastico cambiamento di abitudini influenzi alcune variabili comportamentali quali la qualità del sonno e la percezione del tempo, e alcuni costrutti psicologici, come la regolazione emotiva e la capacità di autocontrollo dei bambini. Alle mamme è stato richiesto di rispondere, per se stesse e mettendosi nei panni dei propri bambini, relativamente al momento attuale e, retrospettivamente, al periodo precedente la quarantena. È previsto anche momento di follow-up, alla fine dell’emergenza. I risultati ottenuti, oltre a dare una fotografia della situazione di tali famiglie, forniranno utili informazioni al fine di implementare per esse tempestivi programmi di supporto psicologico alla fine del lockdown.

 


Intelligenza emotiva, news e percezione del rischio legato al COVID-19

Sara Scrimin, Elisa Tedaldi, Noemi Orabona, & Enrico Rubaltelli
DPSS, Università degli Studi di Padova

Abbiamo condotto due raccolte dati, una appena iniziata l’emergenza (tra il 24 e il 29 febbraio 2020) e una appena dopo la decisione del governo di imporre severe misure restrittive in tutto il paese (tra il 10 e il 19 marzo 2020). Lo studio ha come obiettivo quello di verificare la percezione del rischio relativa alla diffusione del coronavirus (es., quanto è probabile essere contagiati o morire), la tendenza a riportare sintomi legati al virus (es., mal di gola, febbre, ecc.) e la decisione di mettere in atto comportamenti protettivi (es., chiamare il medico, ridurre gli spostamenti, ecc.). Inoltre, abbiamo misurato il modo in cui i partecipanti si sono informati riguardo all’epidemia (tipo e numero di fonti di informazione), la loro fiducia nelle autorità, e una serie di informazioni demografiche (es., età, genere, SES, scolarità, orientamento politico). Infine, in entrambi i casi, abbiamo misurato l’intelligenza emotiva di tratto (una misura di regolazione e percezione delle emozioni), mentre nella seconda raccolta dati è stata misurata anche l’ansia di stato. I risultati hanno mostrato che anche durante la fase più intensa dell’epidemia le persone mettevano in atto un numero relativamente basso di comportamenti protettivi. Tuttavia, come naturale, il numero di comportamenti protettivi messi in atto era più elevato nella seconda raccolta dati rispetto alla prima. Inoltre, questo valore era più elevato tante più erano le fonti di informazione che i partecipanti consultavano. Infine, nella prima raccolta dati, chi percepiva come più pericoloso il coronavirus metteva in atto più comportamenti protettivi, mentre nella seconda raccolta dati questa differenza è emersa solo per coloro che hanno bassa intelligenza emotiva. Partecipanti con alta intelligenza emotiva mettevano in atto più comportamenti protettivi indipendentemente da quanto pericoloso consideravano il coronavirus. Questa è un’indicazione che queste persone sono più propense a seguire le indicazioni provenienti dal governo e a rispettarle piuttosto che seguire i propri impulsi e far finta di niente quando percepiscono il rischio come basso. A conferma di questa conclusione, i risultati trovati nella seconda raccolta dati sono spiegati dai più bassi livelli di ansia di stato di persone con alta intelligenza emotiva che permettono loro di essere meno influenzati dalle proprie reazioni emotive e percezioni del momento.

 


Il COVID-19 fa più paura se le informazioni sono presentare in formato di frequenza

Enrico Rubaltelli – DPSS, Università degli Studi di Padova
Andrea Pittarello – Psychology Department, Virginia Polytechnic and State University

Abbiamo condotto tre esperimenti (con partecipanti americani) in cui il tasso di rischio associato a diversi eventi collegati al coronavirus era espresso in formato di frequenza (1 su 10) versus probabilistico (10%). In linea con la letteratura sul tema dei formati di presentazione delle informazioni relative al rischio, in tutti gli studi abbiamo trovato che il formato di frequenza induce le persone a percepire un rischio maggiore legato al coronavirus. Per esempio, le persone intervistate sono risultate meno disposte ad accettare l’arrivo di voli da zone già colpite del virus quando il rischio era proposto come frequenza piuttosto che in forma di percentuale. Inoltre, nello studio 2, i partecipanti che vedevano le informazioni in formato di frequenza erano più disposte ad accettare un livello più alto di possibili (ma non specificati) effetti collaterali pur di poter ottenere la vaccinazione contro il coronavirus. Infine, nello studio 3, la presentazione delle informazioni in forma di frequenza ha indotto gli intervistati a giudicare il coronavirus come più pericoloso e a supportare maggiormente una serie di misure necessarie per ridurre il contagio nella loro comunità (alcune delle misure considerate erano la chiusura delle scuole, cancellare viaggi e riunioni, usare la mascherina). I risultati di questa ricerca sono di fondamentale importanza per sottolineare quanto importante sia il modo in cui le informazioni vengono trasmesse alla popolazione in modo che si renda conto dell’effettivo pericolo che si trova a dover affrontare. Inoltre, i nostri risultati mostrano che la reazione negli USA non è stata caratterizzata da intense emozioni che avrebbero dato luogo al fenomeno della negazione delle probabilità, ovverosia una generale sensazione che il rischio è molto elevato anche quando statisticamente non è così. Se così fosse stato la nostra manipolazione non avrebbe potuto funzionare. Al contrario, abbiamo dimostrato che semplici espedienti comunicativi possono essere usati in questi casi per aiutare le persone a comprendere l’effettivo livello di rischio a cui sono sottoposte.

 


Effetti dell’emergenza sanitaria Covid-19 sull’organizzazione familiare degli apprendimenti scolastici: rischi e risorse

Maja Roch, Irene Mammarella, Ughetta Moscardino, Raffaele Di Cataldo e Marika Carbone
Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione

Lo sviluppo dei prerequisiti degli apprendimenti è strettamente correlato alle attività didattiche svolte a scuola e al supporto che i genitori possono fornire nel contesto domestico in termini di alfabetizzazione ai propri figli. L’attuale emergenza sanitaria Covid-19, decretando la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, ha modificato profondamente le pratiche didattiche e ha chiamato i genitori, in un momento di forte stress, a ricoprire un ruolo di primaria importanza nell’alfabetizzazione dei propri figli. Come si sono organizzate le famiglie per far fronte a questa situazione? In che modo la didattica a distanza può incidere sulla qualità degli apprendimenti dei bambini? E’ possibile identificare dei fattori di rischio e/o di protezione che giocano un ruolo nel modo in cui bambini e genitori stanno vivendo questa emergenza?
Il presente lavoro, inserito all’interno del più ampio progetto tuttora in corso denominato I.M.P.A.C.T. (Integrazione dei Migranti con Politiche ed Azioni Co-progettate sul Territorio), si propone di valutare gli effetti della didattica digitale e del maggiore coinvolgimento richiesto ai genitori nell’istruzione formale dei propri figli sugli esiti di apprendimento dei bambini. Inoltre, valuteremo se e in che misura alcuni aspetti dell’ambiente familiare (umore e stress genitoriali, senso di autoefficacia, funzionamento generale) possano incidere sull’associazione attesa tra i cambiamenti nella didattica, imposti dall’emergenza sanitaria, e gli esiti di apprendimento.
Lo studio coinvolgerà oltre 200 genitori residenti a Padova e provincia con almeno un figlio frequentante la classe prima della scuola primaria; queste famiglie hanno già partecipato al progetto I.M.P.A.C.T. (a. s. 2019-2020). Ai genitori verrà chiesto di compilare un questionario online volto a rilevare informazioni sociodemografiche, cambiamenti nelle pratiche educative in seguito alla chiusura delle scuole, funzionamento e benessere familiare, stress e autoefficacia genitoriale. Al momento della ripresa a scuola, ai bambini verranno proposte alcune prove standardizzate per valutare la comprensione del testo scritto, le abilità linguistiche (vocabolario e comprensione del testo orale) e le abilità di calcolo, che erano già state valutate all’inizio dell’anno scolastico.
I risultati potranno fornire importanti indicazioni sui meccanismi coinvolti nel successo scolastico dei bambini, in particolare nelle situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo. Inoltre, l’identificazione di rischi e risorse presenti all’interno del contesto domestico permetterà di programmare progetti di intervento per favorire la resilienza familiare e, di conseguenza, la qualità degli apprendimenti dei bambini nell’eccezionalità del momento attuale.

 


Intolleranza all’incertezza, cybercondria e ansia per la salute nel contesto di COVID-19

Gioia Bottesi - ricercatrice – DPG
Claudia Marino – assegnista DPSS
Vieno Alessio – Prof associato – DPSS
Marta Ghisi – Prof associato - DPG

Incertezza e salute sono concetti strettamente connessi: non è, infatti, possibile raggiungere una condizione di autentica e piena certezza riguardo alla salute propria e altrui. Nel contesto di emergenza sanitaria COVID-19, tale relazione appare lampante: ad oggi, non sono infatti ancora disponibili informazioni certe circa la diffusione, le conseguenze, il contenimento e il trattamento di COVID-19. Queste incertezze si modificano di giorno in giorno: l’Organizzazione Mondiale della Sanità fornisce costanti aggiornamenti su una condizione in continua evoluzione; nel contempo, si stanno diffondendo innumerevoli notizie incerte, sia positive sia negative.
Chi presenta difficoltà nella gestione dell’incertezza (intolleranza all’incertezza, IU) tende a ricercare in maniera ricorrente informazioni su un dato fenomeno incerto con l’obiettivo di aumentarne la certezza/diminuirne l’incertezza. Tale strategia spesso si rivela controproducente, andando a incrementare sia IU sia il distress psicologico legato alla sensazione di incertezza (Bottesi et al., 2019). Recentemente, il web si sta affermando come modalità preferenziale per cercare informazioni riguardanti la propria salute. Infatti, milioni di persone attualmente riferiscono di utilizzare i siti web per la ricerca online di sintomi e condizioni mediche percepite (Pew Internet & American Life Project, 2012). La cosiddetta “cybercondria” (McElroy & Shevlin, 2014) si riferisce a un aumento nell’ansia rispetto alla propria salute, risultante da un’eccessiva ricerca online di informazioni su sintomi e malattie. Nonostante la ricerca sul tema sia ancora agli albori, alcuni studi hanno mostrato che la cybercondria si associa ad ansia generalizzata, maggiori emozioni negative e sintomi depressivi (Bessiere et al., 2010), alla sfiducia nel proprio medico di base e a conseguenze negative per la salute psico-fisica (es., Radvin, 2008).
Il presente studio ha l’obiettivo di verificare il contributo specifico e congiunto di IU e cybercondria nel determinare incrementati livelli distress psicologico e sintomi di ansia per la salute nel contesto dell’emergenza sanitaria COVID-19.  La ricerca è rivolta a individui maggiorenni appartenenti alla popolazione generale italiana, ai quali è richiesto di compilare online (https://forms.gle/p7u1sDXR65xgNWv48) alcuni questionari self-report atti a valutare i costrutti di interesse e di rispondere ad alcune domande relative a COVID-19 (tratte e riadattate da Wang et al., 2020). I risultati che emergeranno dalla ricerca potranno essere utilizzati tempestivamente al fine di promuovere interventi psicologici di tipo preventivo e supportivo.